Da secoli esistono luoghi dove le case si abbracciano per resistere allo scorrere inesorabile del tempo,
alle intemperie secolari, all’incuria. Paesi di un “altro” Abruzzo per tanto tempo abbandonato a se stesso,
forse meno da cartolina e poco conosciuto, ma pieno di potenzialità – soprattutto se pensiamo alle nuove
forme di turismo che si stanno diffondendo progressivamente.
Stiamo parlando dei borghi abruzzesi disseminati su tutto il territorio.
Sono luoghi ricchi di tradizione, leggende e storia. Ce ne sono tanti degni di nota:
noi ti suggeriamo sei borghi che non puoi non visitare almeno una volta nella vita.
Castelli sorge ai piedi del Monte Camicia, nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Si tratta di un borgo diventato celebre in Italia e nel mondo per la produzione di ceramiche dipinte, risalente al XV secolo. La tradizione della scuola di ceramiche venne inaugurata da tre famiglie del posto: i Grue, i Gentile e i Cappelletti.
Tra le numerose opere d’arte di straordinaria bellezza è celebre la Chiesa di San Donato, definita nel 1963 da Carlo Levi “la Cappella Sistina della ceramica italiana”. Il suo soffitto è interamente composto da tavelle decorate a maiolica. Fu un’opera maestosa, realizzata tra il 1615 e il 1617 da tutti i principali ceramisti castellani dell’epoca.
Altre opere di Castelli che meritano senza dubbio una visita sono: la Chiesa di San Giovanni Battista (all’interno troverete una pala d’altare in ceramica realizzata da Federico Grue nel 1647), e il Museo della Ceramica ospitato nel convento francescano dei Frati Minori Osservanti, dove è possibile ammirare numerose maioliche di inestimabile valore.
Un borgo medievale, simbolo della potenza borbonica, situato nell’estremo nord della regione Abruzzo. Stiamo parlando di Civitella del Tronto, un delizioso borgo noto anche per i sapori tipici dei prodotti locali (formaggi, saluti, legumi, olio, patate ma anche tartufi neri, funghi e cinghiale).
Le primissime testimonianze di un insediamento nel luogo dove troviamo l’attuale borgo di Civitella risalgono al neolitico e al paleolitico, ma la configurazione del borgo che possiamo notare oggi si colloca nell’Alto Medioevo. Il monumento simbolo di Civitella è infatti la Fortezza dei Borboni: una grande opera di ingegneria militare, tra le più straordinarie e maestose d’Europa. La Fortezza ha pianta ellittica e si estende per 25.000 mq, con una lunghezza di oltre 500 metri.
Le sue piazze d’Armi, i bastioni, i camminamenti e il Museo al suo interno – che ne racconta la storia – attirano ogni anno migliaia di visitatori italiani e stranieri. Oltre alla fortezza è possibile visitare anche la Chiesa di San Francesco, la Collegiata di San Lorenzo e la piccola Chiesa di Santa Maria degli Angeli.
E c’è una chicca: a Civitella potete passeggiare sulla “Ruetta”, la via più stretta d’Italia.
Sempre all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso si trova Santo Stefano di Sessanio, un borgo tanto piccolo quanto conosciuto e, soprattutto negli ultimi anni, apprezzato e visitato da un numero sempre più alto di turisti. Il borgo può essere considerato un vero e proprio gioiello architettonico di epoca medievale, con una caratteristica quasi unica: la perfetta conservazione degli edifici e l’armonia tra borgo e paesaggio circostante.
Il borgo è diventato celebre grazie a Daniel Kihlgren, il giovane imprenditore svedese che nel 2012 ha deciso di acquistare gran parte delle abitazioni abbandonate del centro storico per trasformarle in Sextantio, un albergo diffuso. L’iniziativa di Kihlgren non solo ha permesso di ristrutturare gli edifici, nel rispetto delle caratteristiche architettoniche e dell’integrità estetica del borgo, ma ha fatto di più: grazie al suo albergo diffuso, oggi Santo Stefano di Sessanio è una delle mete italiane favorite per chi pratica turismo non convenzionale.
La Città Sant’Angelo che possiamo visitare oggi risale ad un periodo compreso tra il 1240 e il 1300, come testimonia la caratteristica struttura urbana di stampo medievale (le vie sono chiamate ancora oggi “ruve”). Punita dall’imperatore Federico II di Svevia per essersi alleata con la nemica chiesa – e poco tempo dopo ricostruita per suo stesso volere – la città fu ampliata nel XIV secolo grazie all’arrivo degli ordini monastici e alla conseguente costruzione di numerosi monasteri e dell’ospitale della città.
Dal belvedere naturale su cui è stata costruita possiamo godere di una vista magnifica sui Monti della Maiella e sul Gran Sasso. Cosa possiamo visitare a Città Sant’Angelo? La prima opera che incontriamo all’ingresso del nucleo antico è la chiesa di Sant’Antonio. Proseguendo lungo il Corso principale, arriviamo invece alla chiesa di San Michele Arcangelo, nel 1353 trasformata in Collegiata: è lei il monumento simbolo di Città Sant’Angelo.
La chiesa è costituita da due navate e da un pregevole porticato diviso in due atri coperti, tra i quali si innesta la gradinata che conduce all’artistico portale trecentesco realizzato dallo scultore Raimondo di Poggio. La chiesa è stata realizzata in stile barocco. Caratteristici sono anche il suo soffitto a cassettoni lignei e gli affreschi del 1300 recentemente oggetto di restauro.
Pacentro è un suggestivo borgo immerso nel Parco Nazionale della Majella.
Lo si intravede già da lontano, annunciato dalle sue torri quadrate del Castello di Cantelmo – Caldora, quella che era un’antica fortificazione alle pendici del Monte Morrone. Il Castello di Cantelmo, messo a protezione del paese e della valle Peligna, domina dall’alto tutta Pacentro creando una cartolina incantevole.
Secondo la leggenda, il borgo fu fondato dall’eroe troiano Pacinus, che avrebbe lasciato Enea sulle rive del Tevere e da lì si sarebbe spinto fino ai piedi del Monte Morrone, dove sorge Pacentro.
Negli ultimi decenni Pacentro è diventata famosa per aver dato i natali ai nonni di una delle icone pop del nostro tempo: Madonna. Dopo il sisma del 2009 la cantante, da sempre legata alle proprie radici italiane, decise di donare 500.000 proprio a Pacentro. Vi suggeriamo di visitare la quattrocentesca chiesa di Santa Maria Maggiore e gli splendidi palazzi signorili, tra cui palazzo la Rocca, sede del Municipio, palazzo Granata, Palazzo Avolio e il seicentesco Palazzo Tonno.
Forse solo in un luogo come questo, incastonato nel Parco Nazionale del Gran Sasso a mille metri di altitudine, poteva nascere un luogo come questo. Tra l’omonimo lago a forma di cuore nato per sbarramento naturale, e i monti aspri e selvaggi che si specchiano nelle sue acque, si trova l’antico borgo di Scanno.
Soprannominato “la perla d’Abruzzo”, Scanno gode di una particolare fama: tutti i più grandi fotografi al mondo – come Hilde Lotz-Bauer, Elliott Erwitt, Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin,
Henri Cartier-Bresson, Mario Giacomelli – sono passati almeno una volta a Scanno e l’hanno resa celebre grazie ai loro straordinari scatti. In particolare una foto, intitolata ‘Il Bambino di Scanno’ ed esposta al MoMa di New York, è considerata tra le prime 10 foto più belle al mondo.
Scanno è il risultato di una comunità votata alla pastorizia ma al tempo stesso ricca di suggestioni, tradizioni, e mestieri. L’oreficeria è una delle principali tradizioni dell’artigianato locale: a Scanno nacque la celebre ‘Presentosa’, ciondolo in filigrana a forma di stella simbolo di fedeltà e amore eterno; ecco perché nel centro storico di Scanno possiamo passeggiare fra tante botteghe orafe. La ricchezza proveniente dalle greggi locali permise alle donne locali di avere gioielli e seguire la moda del tempo.
Tipiche di Scanno sono poi le cemmause, una particolare tipologia di scala d’accesso esterna alle abitazioni terminante in un ballatoio, con gli scalini realizzati in pietra
Il tratto costiero di circa 40 km compreso tra Ortona e Vasto offre a turisti di passaggio e spettatori abituali una vera e propria magia, creata dall’incontro tra la natura e l’uomo: stiamo parlando della Costa dei Trabocchi.
Scopriamo insieme quali luoghi visitare per andare alla scoperta di una delle cartoline più suggestive d’Abruzzo.
Un panorama che abbraccia l’intero Appennino in uno uno scenario da set
cinematografico. Rocca Calascio è un piccolo borgo aquilano che deve il suo nome
alla fortificazione militare Quattrocentesca che domina dall’alto e che ha reso il
paese celebre in tutto il mondo. Conosciamo la sua storia.
Le virtù sono un piatto propiziatorio immancabile sulle tavole teramane del primo giorno di maggio. Cinquanta ingredienti, di cui molti selezionati fra le migliori verdure di stagione, creano un piatto che risveglia i sensi. Le virtù sono il simbolo della rinascita di una natura che si affaccia pian piano al tripudio della primavera. Esistono tante varianti, ma guai a chiamarlo soltanto “minestrone”: scopriamo meglio quali sono i suoi significati nella tradizione locale e come prepararle
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è una delle aree protette più preziose ed estese d’Europa. In questi territori le bellezze create dalla natura incontrano un patrimonio storico e culturale antico e prezioso. Percorriamo insieme in un viaggio virtuale alcuni dei tanti itinerari da intraprendere per conoscere meglio il lato montano dell’Abruzzo.
Paese che vai, usanza che trovi, si suol dire. Oggi però, non parleremo soltanto di un pezzo forte della tradizione culinaria abruzzese. Sì, perché gli arrosticini rappresentano – forse più di tutti gli altri – il piatto emblema di questa regione, una vera e propria istituzione a tavola.
Scopriamo insieme perché.
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