Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è una delle aree protette più preziose ed estese d’Europa. In questi territori le bellezze create dalla natura incontrano un patrimonio storico e culturale antico e prezioso. Percorriamo insieme in un viaggio virtuale alcuni dei tanti itinerari da intraprendere per conoscere meglio il lato montano dell’Abruzzo.
Camminando per sentieri lungo vecchi percorsi creati dall’uomo in centinaia di anni, scopriamo un paesaggio montano plasmato da Natura, Storia e Mito, e costellato da antichissimi borghi, abbazie, castelli, santuari, siti archeologici e rovine rupestri, ma anche grotte e suggestivi eremi immersi in una natura piena di sorprese.
Quale migliore idea per conoscere un territorio se non quella di percorrerlo a piedi, passo dopo passo, salita dopo salita, panorama dopo panorama? Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ci mette a disposizione un insieme sostanziosa di itinerari adatti a tutti, dai grandi ai più piccini. Vediamo insieme i più caratteristici.
Punto di partenza: Pietracamela
Tempo di percorrenza: 1 ora e 15 minuti
Difficoltà: rivolto agli escursionisti
Dislivello: 430 metri
Periodo consigliato: da maggio a novembre
Partiamo dal piazzale all’ingresso del paese di Pietracamela e attraversiamo in salita il centro storico. Da lì passiamo alla base di alcuni grandi spuntoni calcarei fino a raggiungere un bivio. Qui, lasciata alle spalle la mulattiera della Valle del Rio Arno, ci dirigiamo a sinistra, e poi ripidamente fino a incontrare la recinzione dell’area faunistica del camoscio.
Dopo esserci concessi una sosta, utile anche ad osservare gli animali, continuiamo a mezza costae attraversiamo un valloncello fino a che ci ritroviamo sull’antica mulattiera che sale da Pietracamela ai Prati di Tivo. Da lì seguiamo il ruscello, attraversandolo per due volte, poi superiamo la Fonte Monaco e, arrivati ad un bivio, ci teniamo a sinistra. Usciti dal bosco, davanti a noi irrompe una spettacolare visione del Corno Piccolo, del Corno Grande che spunta sulla sua sinistra e del Pizzo d’Intermèsoli.
Poco più avanti sbuchiamo sull’anello stradale dei Prati di Tivo non lontano dall’Hotel Miramonti, quindi proseguiamo verso sinistra sulla strada. Quando la strada gira naturalmente a destra, la lasciamo e continuiamo sull’itinerario segnato che sale sui pascoli fino al piazzale dei Prati.
Da qui possiamo decidere di prendere la seggiovia che sale all’Arapietra per raggiungere uno dei luoghi più panoramici del Gran Sasso, o di proseguire con l’itinerario 43 verso il rifugio Franchetti e il ghiacciaio del Calderone.
In discesa, tornati al bivio a 1185 metri, ci lasciamo a sinistra il sentiero dell’andata e scendiamo percorrendo per la vecchia mulattiera segnata, fino ad arrivare al piazzale all’ingresso di Pietracamela.
Punto di partenza: Prati di Tivo
Tempo di percorrenza: 1 ora e 45 minuti
Difficoltà: rivolto agli escursionisti
Dislivello: 680 m
Periodo consigliato: da luglio a settembre
Partendo dal piazzale dei Prati di Tivo saliamo con la seggiovia all’Arapietra. Proseguiamo sul sul largo sentiero segnato che passa accanto alla Madonnina e poi sale verso il Corno Piccolo, lasciando a destra una scorciatoia recuperata dal Parco e i segnavia bianco-rossi del Sentiero Ventricini. Attraversiamo unn tratto a mezza costa che ci porta ad affacciarci sul Vallone delle Cornacchie, nel quale si entra scavalcando l’aereo Passo delle Scalette (un tratto che si fa più difficoltoso in presensa di neve).
Percorriamo il sentiero tra i colossali massi che occupano il fondo del Vallone, attraversiamo un arco naturale per poi raggiungere con una rampa dai gradini artificiali l’ampio crinale che divide in due il vallone. Risaliamo il vallone percorrendo alcune grandi curve tra i prati, poi arriviamo a strette svolte sulle rocce e torniamo tra i massi della parte alta del Vallone. Ancora una rampa per raggiungere finalmente il rifugio Franchetti: il panorama spettacolare che ci regala ci ripaga della fatica compiuta.
Ripartiamo alla volta del sentiero che sale sui lastroni a monte del rifugio, e poi attraversa a mezza costa in direzione della Sella dei Due Corni. Dal valico possiamo scorgere adesso la Val Maone, il Pizzo d’Intermèsoli e le vicinissime Fiamme di Pietra. Continuiamo verso sinistra per il largo crinale che conduce verso il Corno Grande. Quando diventa roccioso, il sentiero si sposta a sinistra e raggiunge un bivio dal quale inizia il percorso per giungere al Passo del Cannone e quindi al Corno Grande.
Procedendo a sinistra lungo i segnavia, percorriamo qualche saliscendi e arriviamo alla vasta conca ghiaiosa alla base del Ghiacciaio del Calderone, sulla quale dominano le quattro vette del Corno Grande. Con una breve discesa arriviamo alla base del ghiacciaio e da lì riprendiamo il percorso per l’Arapietra.
Punto di partenza: Santo Stefano di Sessanio
Tempo di percorrenza: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: rivolto agli escursionisti
Dislivello: 590 m
Periodo consigliato: da aprile a novembre
Da Santo Stefano di Sessanio imbocchiamo a piedi la strada per Campo Imperatore. Dopo qualche centinaio di metri, giriamo a destra per una stradina e poi imbocchiamo un viottolo che attraversa un altopiano e sale fino alla Val Pareta, per giungere ad una strada a mezza costa.
Da sì proseguiamo tenendo la destra, e saliamo fino ad arrivare all’oratorio rinascimentale della Madonna dei Monti e alla fortezza di Rocca Calascio.
Ripartiamo attraversando in discesa il borgo abitato ma in buona parte abbandonato di Rocca Calascio, dove si trova la Rocca. All’uscita del paese, lasciamo la strada sterrata che scende a tornanti e seguiamo il largo crinale erboso alla sua sinistra. Incrociata altre due volte la strada, fino ad arrivare al suggestivo centro storico di Calascio.
Punto di partenza: Piazzale del Ceppo
Tempo di percorrenza: 2 ore e 45 minuti
Dislivello: 300 m
Periodo consigliato: da maggio a ottobre
Dal piazzale del Ceppo, seguendo le indicazioni dell’itinerario 20, continuiamo in auto fino alla fine della strada sterrata, e proseguiamo poi a piedi verso la Fonte dei Guardaboschi e la captazione dell’ENEL nel Fosso di Valle Castellana.
Senza scendere al torrente cominciamo a salire verso sinistra, per un sentiero affiancato a tratti da una staccionata. Il percorso è molto comodo all’inizio, ma diventa progressivamente più complicato a causa della fitta vegetazione e dei tronchi caduti.
Entriamo quindi nel profondo vallone del Fosso della Seccinella, attraversiamo il torrente e raggiungiamo anche un secondo fosso senza nome, fino a giungere al Fosso di Valle Castellana.
Il sentiero segnato prosegue in direzione degli Stazzi della Morricana. Per raggiungere la base della cascata dobbiamo risalire il torrente attraverso un percorso non semplicissimo, a causa delle sponde ripide e rocciose, ma anche per la vegetazione fitta e la forza delle acque del torrente. SI tratta di un percorso molto più comodo e accessibile in estate, ma indubbiamente meno spettacolare quando le acque della cascata si fanno meno impetuose.
Il tratto costiero di circa 40 km compreso tra Ortona e Vasto offre a turisti di passaggio e spettatori abituali una vera e propria magia, creata dall’incontro tra la natura e l’uomo: stiamo parlando della Costa dei Trabocchi.
Scopriamo insieme quali luoghi visitare per andare alla scoperta di una delle cartoline più suggestive d’Abruzzo.
Un panorama che abbraccia l’intero Appennino in uno uno scenario da set
cinematografico. Rocca Calascio è un piccolo borgo aquilano che deve il suo nome
alla fortificazione militare Quattrocentesca che domina dall’alto e che ha reso il
paese celebre in tutto il mondo. Conosciamo la sua storia.
Le virtù sono un piatto propiziatorio immancabile sulle tavole teramane del primo giorno di maggio. Cinquanta ingredienti, di cui molti selezionati fra le migliori verdure di stagione, creano un piatto che risveglia i sensi. Le virtù sono il simbolo della rinascita di una natura che si affaccia pian piano al tripudio della primavera. Esistono tante varianti, ma guai a chiamarlo soltanto “minestrone”: scopriamo meglio quali sono i suoi significati nella tradizione locale e come prepararle
Da secoli esistono luoghi dove le case si abbracciano per resistere allo scorrere
inesorabile del tempo, alle intemperie secolari, all’incuria. Paesi di un “altro” Abruzzo
per tanto tempo abbandonato a se stesso, forse meno da cartolina e poco
conosciuto, ma pieno di potenzialità – soprattutto se pensiamo alle nuove forme di
turismo che si stanno diffondendo progressivamente.
Stiamo parlando dei borghi abruzzesi disseminati su tutto il territorio. Sono luoghi
ricchi di tradizione, leggende e storia. Ce ne sono tanti degni di nota: noi ti
suggeriamo sei borghi che non puoi non visitare almeno una volta nella vita.
Paese che vai, usanza che trovi, si suol dire. Oggi però, non parleremo soltanto di un pezzo forte della tradizione culinaria abruzzese. Sì, perché gli arrosticini rappresentano – forse più di tutti gli altri – il piatto emblema di questa regione, una vera e propria istituzione a tavola.
Scopriamo insieme perché.
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