Le virtù sono un piatto propiziatorio immancabile sulle tavole teramane del primo giorno di maggio. Cinquanta ingredienti, di cui molti selezionati fra le migliori verdure di stagione, creano un piatto che risveglia i sensi. Le virtù sono il simbolo della rinascita di una natura che si affaccia pian piano al tripudio della primavera. Esistono tante varianti, ma guai a chiamarlo soltanto “minestrone”: scopriamo meglio quali sono i suoi significati nella tradizione locale e come prepararle.
Chiariamo subito un aspetto: poiché non esiste un’unica variante, le origini delle Virtù si perdono nella notte dei tempi.
Non possiamo rintracciare una data precisa o una ricetta fondatrice, e anche questo contribuisce a determinare quell’aura di mistero che condisce il piatto di significati simbolici e propiziatori. A questo punto ci viene in soccorso però la vulgata popolare.
Sappiamo per certo che la tradizione delle Virtù si colloca al termine della lunga stagione invernale, quando ciò che restava nella credenza veniva unito alle primizie della primavera. Come è risaputo, per evitare di restare senza cibo in caso di carestia, i nostri nonni non buttavano davvero via niente. Erano le donne a conservare tutto con cura e con particolare maestria: una sfida enorme, se pensiamo che nelle case degli abruzzesi non c’erano ancora i frigoriferi.
Ma perché questa pietanza si prepara (quasi esclusivamente) il primo maggio?
L’usanza sarebbe legata al culto della dea Maia (da cui prende il nome il mese di maggio), tanto cara ai contadini perché protettrice della fertilità della terra e dell’abbondanza del raccolto.
Le leggende sorte attorno alle Virtù teramane, spesso a cavallo tra sacro e profano, sono davvero tante. Tra tutte spicca la variante che si ispira alle virtù cristiane: il piatto doveva contenere sette tipi di pasta, sette tipi di legumi, sette tipi di erbe, e il tutto doveva essere cucinato da sette vergini per sette ore.
Nella tradizione teramana, preparare le virtù è un vero e proprio rituale di stagione, che può durare anche una settimana.
Possiamo cominciare con un bella passeggiata all’aria aperta, alla scoperta degli ortaggi spontanei tipici dell’inizio della primavera, che popoleranno il piatto – prima tra tutte la borragine, un fiore dallo straordinario color lilla che cresce spontaneo nelle zone collinari, ma anche il tarassaco, il crespigno, la cicorietta, la vitalba,e il finocchietto selvatico.
A questi dobbiamo aggiungere i legumi secchi:
Gli altri ortaggi:
Le erbe che daranno al piatto un profumo inconfondibile:
La carne, ossia:
E diversi formati di pasta fatta in casa colorata e pasta ripiena, come da tradizione.
Dopo esserci dotati di tutti gli ingredienti necessari partiamo nella preparazione delle virtù.
Cuociamo la pasta rispettando i diversi tempi di cottura. Alla fine, uniamola al tutto per completare la preparazione del piatto.
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